Christian Blog

Sunday, September 23, 2007


Tutti siamo tornati a casa (parlo di quel ventre materno, vuoto ed immobile, abitato da circa 32.000 anime).

Carichi di mille esperienze e la solita voglia di lavorare a qualcosa di nostro, apriamo un azienda: o meglio aprono un'azienda:
L'esimio Conte Greenrose ed il famoso pirata dei 7 Marinari,
mettono insieme i capitali e fondano l'agognata ditta d'import - export con l'oriente.
Io, negli anni sempre più cosciente delle mie limitate capacità da squadrista, non posso che chiedere loro un impiego, nella speranza di fare (la loro) fortuna.

Ed ecco che il pirata mi si avvicina col fare determinato dell'uccello padulo in cerca di vittime:
P. - "Crama, vai a casa e fai le valige, domani devi essere a Taiwan"
C. - "Bello!!! Ho sempre desiderato viaggiare per il mondo come hai fatto tu... ma quando il ritorno?" (E' il mio modo di concepire il viaggio)
P. - "Ritorno? Sarai fuori almeno un anno... poi si vedrà..."
Di colpo mi rabbuio: un anno, solo, in una terra a me completamente estranea, senza sapere la lingua madre... e poi... a fare che?...
C. - "Capo (mi stizzo sempre, chiunque mi accenni un suggerimento... figuratevi un ordine), ma che ci vado a fare a Taiwan per un anno?"
P. - "Ho dovuto scomodare John Travolta (aaah l'import - export è di figuranti per film!... la tratta degli schiavi è sempre un buon affare) per avere il tuo permesso di soggiorno a Taiwan, non vorrai mica dirmi di no?"
Totalmente spiazzato dall'ultima asserzione mi paralizzo e l'improvvisato capitano di ventura coglie l'occasione per eludere la scomoda posizione di mio responsabile e rompe le righe...
"Ma?..." mi desto dopo immagini di ciliegi in fiore, fontane e bambini dagli occhi a mandorla che fanno girotondo sulla mia tomba... niente... è andato.

L'angoscia di andare a morire lontano, senza sapere il motivo per cui lo devo fare, mi spinge alla ricerca del Conte.
So in cuor mio che sul Conte ho un ascendente: il pirata è sì il miglior amico nei momenti di svago, ma anche il peggior aguzzino nelle fatiche quotidiane.
Il Conte invece no, sa come farmi sentire "figliol prodigo", colui che tradisce, ma che prima o poi torrnerà in cerca di perdono e lui, in veste d'assolutore, mi perdonerà.
Lo trovo nell'intento di entrare nella sua villa coloniale costruita lì dove prima si erigeva l'appartamento di Germinario (palazzo Pavone per intenderci), da cui ha ereditato il ruolo e gli schiavi.
"O Conte la prego...mi dica la ragione della mia spedizione a Taiwan... sa quanto io sia attaccato a questa terra, come lei d'altra parte..."
Il Conte, colpito a freddo da una così nobile comunanza d'affetti, ma disarmato contro la divina condanna, fugge... cerco d'inseguirlo per le scale della sua magione, fin quando vengo fermato dalla coppia di servitori Polacchi nell'intento di rassettare le notturne stanze.
"Vi prego fermate il conte!... Ho famiglia, la mia donna... non possono mandarmi via senza una ragione!" ed i Polacchi "Ci dispiace, ma non assilli il Conte: lui non può nulla, lei espii le sue colpe... poi si vedrà..."

Torno a casa, mi chiudo in camera, nel mio porporeo guscio, affranto...
... un ombra, c'e qualcuno sul mio balcone, mi affaccio alla finestra, è John Coffey

...il sorriso era rassicurante... l'angelo alla fine del Purgatorio?
Lenzuola bianche sventolavano in un cielo blu...

Che mal di testa...
Speriamo che questo freddo finisca, così la sera mi dimenticherò della grappa alla liquirizia.

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